All’interno del progetto B-Resilient, finanziato dal programma Horizon Europe (Grant Agreement n. 101074621), è stata condotta un’analisi approfondita della filiera dell’uva e della vinificazione, con l’obiettivo di individuare nuove strategie per la valorizzazione della biomassa residua, in particolare della sansa di uva (o vinaccia), seguendo i principi di economia circolare e zero-rifiuti.

L’Unione Europea, primo produttore e consumatore mondiale di vino, genera annualmente volumi importanti di sottoprodotti nel processo di vinificazione: bucce, vinaccioli, raspi e altri residui rappresentano tra il 10% e il 13% del peso dell’uva lavorata. L’analisi si è concentrata su cinque regioni chiave a forte vocazione vitivinicola: Sud-Provence-Alpes-Côte d’Azur e Auvergne-Rhône-Alpes (Francia), Emilia-Romagna (Italia), La Rioja (Spagna) e Central Macedonia (Grecia).

La sansa di uva, biomassa ricca di acqua, polifenoli e zuccheri fermentabili, presenta un potenziale significativo ma anche sfide legate alla sua instabilità e variabilità. Il progetto B-Resilient ha identificato otto principali vie di valorizzazione:

  • Settore alimentare: estrazione di pectina e produzione di olio di vinaccioli, impiegati anche in nutraceutica e cosmetica;
  • Industria dei pigmenti: recupero di antocianine naturali, con funzione antiossidante e colorante;
  • Mangimi per animali: uso tradizionale ma con limitato valore aggiunto;
  • Composti bioattivi: estrazione di molecole funzionali come resveratrolo e quercetina;
  • Acido tartarico: utilizzato in ambito alimentare, cosmetico e farmaceutico;
  • Energia: trasformazione in bioetanolo o biogas, con ostacoli tecnici e resa limitata;
  • Biomateriali: produzione di bioplastiche, imballaggi, fibre tessili e “pelle vegetale” da vinaccia;
  • Agricoltura: utilizzo come compost o biochar, con effetti benefici sul suolo.

Nonostante il potenziale, la valorizzazione su larga scala della sansa di uva resta una sfida complessa. Ostacoli come la fattibilità economica, le barriere tecnologiche e la domanda di mercato limitata frenano la diffusione di queste soluzioni.

Il progetto B-Resilient evidenzia l’urgenza di rafforzare il dialogo tra ricerca e industria per sviluppare filiere più resilienti e sostenibili, in cui anche i sottoprodotti possano diventare una risorsa strategica per l’innovazione bioeconomica europea.

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